Letizia ci racconta in questo articolo la sua esperienza da volontaria in un centro giovanile in Finlandia. Appassionata di viaggi e da sempre interessata al volontariato, è riuscita a trovare il progetto perfetto per partire: “Digi-Woods of Eastern Finland”

Ecco le sue parole: 

Non ho mai desiderato venire in Finlandia, ma ora che sono qui non voglio più andarmene.

Viaggiare mi è sempre piaciuto, ma il turismo non mi appassiona perché raramente permette di scalfire ciò che sta in superficie. Viaggiare come studentessa, lavoratrice o volontaria mi ha sempre offerto più stimoli: la possibilità di entrare in contatto con i locali in un rapporto alla pari, l’opportunità di scoprire le molteplici facce di un luogo scoprendone i lati belli, buffi, brutti, le contraddizioni e i segreti non detti. Mi appassiona soprattutto lo scambio con le persone del luogo, coloro i quali il posto lo abitano, lo conoscono e lo colorano; quelli che ti mostrano i loro posti preferiti, conoscono storie e aneddoti, e ti trasmettono lo spirito di un luogo nelle interazioni quotidiane.

Avevo 17 anni quando ho sentito parlare per la prima volta di volontariato europeo. Era l’estate dopo la maturità e stavo partecipando a uno scavo archeologico in Francia. Uno dei compagni di scavo sarebbe partito di lì a poco dopo come volontario per un anno in Portogallo. Ma stavo per iniziare l’università e non mi pareva il momento migliore per partire. La mia vita è andata avanti tra studio, lavoro, incertezze e soddisfazioni, ma sempre tenendo d’occhio le offerte di volontariato sul portale Eures, cercando il progetto perfetto che combinasse un tema appassionante, una destinazione fredda e il periodo propizio per partire.

Il primo progetto a cui ho voluto partecipare e di cui mi sono perdutamente innamorata era ad Esso, un villaggio isolato nella penisola della Camciatca in Russia. L’offerta prevedeva di lavorare a contatto con la natura nell’ufficio turistico e nella scuola locale. Quando ho letto la descrizione del progetto ho subito scritto al coordinatore e, il giorno seguente, ho ricevuto una e-mail che mi informava che avevo mancato di pochi giorni la scadenza per inviare la domanda. L’anno dopo ho riprovato ma hanno preferito un altro candidato. Il terzo anno il progetto non è più stato finanziato e ho quasi pianto.

Sono passati gli anni, mi sono laureata, ho fatto volontariato all’estero e in Italia, viaggiato, studiato, lavorato, ma il tarlo di partecipare a un progetto di volontariato a lungo termine non mi ha lasciata. Finalmente, alla soglia dei 30, ho trovato l’offerta per il progetto a cui sto prendendo parte: Digi-Woods of Eastern Finland. Si tratta di un progetto in un centro giovanile sperduto nelle foreste della Finlandia lacustre: un paradiso naturale e remoto, lontano da grandi centri abitati in cui affinare competenze digitali e lavorare a stretto contatto con chi organizza scambi internazionali e progetti di volontariato, ma anche lavoro con i giovani del luogo e con chi partecipa a scambi internazionali. Chi mi conosce sa che non amo la tecnologia né i bambini, ma amo la natura e uno dei miei obiettivi per questa esperienza è quello di acquisire competenze che possano essermi utili in futuro, nonché affrontare le mie paure (dei bambini, della tecnologia e degli orsi). Il centro era alla ricerca di volontari provenienti da Repubblica Ceca e Croazia ma, come dicono, tentar non nuoce, così ho contattato la coordinatrice del progetto chiedendole di essere presa in considerazione per il progetto e ha funzionato! A quanto pare, non sono in molti ad essere interessati a trascorrere nove mesi in un luogo sperduto nelle foreste finniche.

Sette mesi in Finlandia in un centro giovanile non mi hanno cambiata radicalmente, ma hanno cambiato il modo in cui mi vedo e in cui osservo ciò che mi sta attorno offrendomi nuove prospettive. In Italia mi sono sempre vista (e vengo considerata) come una persona moderatamente asociale, ma gli stessi comportamenti e atteggiamenti fanno di me una persona estremamente socievole in Finlandia. Qui ho avuto la conferma che essere socievoli non vuol dire parlare e sorridere sempre, e neppure essere sempre di buon umore. In Finlandia si può socializzare in silenzio e senza bisogno di riempire i vuoti narrativi con commenti superflui se non si ha nulla da dire. Ho sempre considerato 30 km una distanza moderatamente lunga da percorrere in auto e spesso combatto con la pigrizia per affrontare i 40 km che distano dal mio paese alla città quando i miei amici mi chiedono di andare a cena a Torino. In questa parte della Finlandia, 30 km sono una distanza che si è disposti a percorrere per andare in paese a comprare il latte per macchiare il caffè. 100 km sono più che accettabili per andare nella città più vicina per comprare un paio di scarpe. A luglio credevo che le zanzare fossero le creature più fastidiose al mondo. Due mesi più tardi ho scoperto che non sono poi così terribili quando messe a confronto coi lipoptena cervi, creature degne di un film horror che si insinuano tra i capelli e si infilano sotto ai vestiti alla ricerca di sangue e di un luogo in cui vivere per sempre. Mi vengono i brividi solo a ripensarci.

Ogni giorno che passa mi ricorda che è importante mantenere la mente aperta e provare nuove cose perché si possono fare scoperte interessanti, ad esempio l’anguria con l’insalata o il gelato alla farina di segale; che è importante chiedere ciò di cui si ha bisogno ed essere gentili perché non costa nulla migliora sensibilmente la qualità della vita; e che dare fiducia agli altri può regalare momenti unici e piacevoli sorprese. Sono cose che già sapevo, ma tendo a dimenticare. Non è necessario viaggiare lontano per conoscere persone interessanti e imparare nuove nozioni, ma allontanarsi da ciò che si conosce e cambiare ambiente aiuta a prendere coscienza delle proprie peculiarità, culturali o personali, e lo scambio culturale offre occasioni per dibattere e trovare nuovi punti di incontro, crescere e approcciarsi alla vita con rinnovate prospettive.

Curiosità sulla Finlandia, perché è una terra affascinante: la farina di segale viene usata tradizionalmente per addensare la vernice usata per tinteggiare le case; ci sono cani e gatti che amano fare la sauna coi loro padroni (e sanno comunicare quando è arrivato il momento di aggiungere acqua sulla stufa per avere più vapore); l’espressione “calza a pennello” può essere tradotta come sopii kuin nyrkki silmään che letteralmente significa “come un pugno in un occhio”.

Share This

Condividi con i tuoi amici!