E’ un fatto che la cultura della salute non si diffonde con la rapidità che sarebbe necessaria, in particolare fra gli adolescenti.
Il problema batte da tempo, con nuovi dati e con nuove “emergenze”, anche alle porte della scuola e degli enti che si occupano dei giovani. Ne è una prova la nuova attenzione all’obesità e al moto cui si dedica il Progetto Oblomov.
L’avvento del rischio-droga ha indotto il Parlamento, prima negli anni ’70, poi negli anni ’90, ad affidare alla scuola compiti di prevenzione delle tossicodipendenze, ossia, con formula più impegnativa, «attività di educazione alla salute e di informazione sui danni derivanti dall’alcoolismo, dal tabagismo, dall’uso delle sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché dalle patologie correlate». (DPR 309/1990 e D.Leg.vo 16-4-1994, n.297).
Questa semplice proposizione ha ridefinito i compiti della scuola, affidando precise responsabilità a dirigenti e docenti e prevedendo anche, prima dei «tagli» prodotti dalla «crisi», contributi finanziari finalizzati all’educazione alla salute in senso lato.
Questi prevedevano i Progetti Giovani e Ragazzi 2000, tra cui molte scuole privilegiarono il teatro.
Nulla di nuovo sotto il sole. Con l’autonomia scolastica (DPR 8.3.1999, 275), con il «patto di corresponsabilità educativa» fra scuola e famiglia (DPR 21.11.2007, n.235) e con le «consulte studentesche», la libertà e la responsabilità della scuola in merito alla salute si sono teoricamente dilatate.
La posta in gioco è notevole: riguarda la possibilità di concorrere in modo provveduto ed efficace sia alla prevenzione di varie patologie che minano la volontà/capacità di affrontare i compiti vitali del nostro tempo, sia la possibilità di rinnovare la scuola senza sconvolgerla nella sua antica e insostituibile ragion d’essere.
I nostri padri latini sintetizzavano questi concetti con le formule: prima vivere poi filosofare; mente sana in corpo sano.
Anziché bene privato da consumarsi a piacimento, la salute si va manifestando come un bene radicale, che è insieme diritto e dovere, o meglio un bene da produrre, da conservare, da godere, ma anche da «investire» e di cui rendere conto a se stessi e agli altri. In quanto condizione e sintesi di valori, la salute non è solo affare del singolo, né solo dello Stato, né solo delle istituzioni specialistiche. Essa diventa un asse valoriale, che comporta un nuovo modo di guardare la società, di fare cultura, educazione, politica: un nuovo modo di vivere, non solo di affrontare e di curare le malattie.
La Costituzione afferma all’art. 32: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». Questo impegno assume il ruolo di chiave di volta nei rapporti etico sociali dell’architettura costituzionale, dato che si colloca fra gli artt. 29 («La Repubblica riconosce i diritti della famiglia»), 30 («protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù») e 33 («detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi»).
Se la salute è la capacità dell’uomo di star bene con se stesso, con la propria cultura, con le proprie istituzioni, a condizione che sappia aprirsi agli altri, alle loro culture e a istituzioni sempre più tra loro interdipendenti e solidali, la scuola può e deve concorrere, insieme con la famiglia, a promuovere questo tipo di salute, senza temere di perdere la sua specificità di istituzione formativa, centrata sulla trasmissione e sull’elaborazione della cultura. Con norme che risalgono agli anni ’90 si è proposta l’educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare, all’affettività.
Superata l’idea di fare di queste dimensioni altrettante materie, Ministero e Parlamento hanno varato una nuova legge (30.10.2008, n.169), che affida alla scuola il compito di promuovere conoscenze e competenze relative a «cittadinanza e Costituzione». La cosa non ha funzionato benissimo. Per questo il nuovo Parlamento e la società civile stanno rilanciando queste tematiche, prevedendo finalmente una materia con orario e voto distinto, che preveda lo studio della Costituzione e la valorizzazione, per quanto possibile e con responsabilità pedagogica, delle dimensioni che riguardano la salute fisica e psichica dei giovani.
Luciano Corradini