Il regolamento di Dublino è criticato ormai da tutti e da molti anni sia per l’incapacità del sistema a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace, che per l’ineguale distribuzione delle richieste d’asilo tra gli Stati membri che provoca pressione sulle regioni di confine dell’UE ed in particolare sugli Stati del confine sud dove, negli ultimi anni, la maggioranza dei richiedenti asilo arriva: Grecia, Spagna e Italia in particolare.
La proposta di modifica presentata nel mese scorso dalla Commissione Europea prevede la possibilità per i Paesi di scegliere se accogliere concretamente i richiedenti nel proprio territorio sulla base di quote di redistribuzione, oppure se «aiutare» i paesi di primo ingresso, cioè Italia, Grecia e Spagna, a rimpatriare un numero pari di richiedenti asilo la cui richiesta di protezione è stata negata, oppure ancora, finanziare centri di accoglienza nei Paesi di primo ingresso o programmi di sviluppo nei paesi di origine dei richiedenti.
In sostanza, la nuova proposta punta a condividere lo sforzo sui rimpatri più che sull’accoglienza: la Commissione si è giustificata spiegando che al momento a circa due terzi dei richiedenti asilo che entrano in territorio europeo viene negata la possibilità di rimanerci legalmente. La Commissione non lo dice, ma in diversi Paesi l’alto tasso di diniego è dovuto a pressioni dirette e indirette da parte della politica per accogliere meno richieste possibili, come del resto è successo in Italia nel periodo dei cosiddetti “decreti sicurezza”.
Ursula Von der Leyen ha parlato della necessità di trovare un equilibro fra «responsabilità e solidarietà» fra gli stati membri, e ha spiegato che il nuovo sistema offrirebbe «un modo nuovo» per gestire l’immigrazione «rispettando i nostri valori». In realtà la proposta sembra solo fotografare lo status quo, notificando l’indisponibilità di alcuni Paesi membri all’accoglienza, introducendo allo stesso tempo una specie di “solidarietà economica” con i Paesi che ricevono i richiedenti protezione, solidarietà preminentemente finalizzata, però, all’espulsione.
La proposta è certamente realistica perché rispecchia la problematica situazione odierna dell’UE nei confronti di questo problema, ma non possiamo certamente affermare che sia rispettosa dei valori fondanti dell’Unione.

Dante Mantovani
Consigliere Atelier Europeo

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